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Eternal Sunshine of the Spotless Mind, di Michel Gondry

  
Finalmente sono riuscito a vedere per intero Eternal Sunshine of the Spotless Mind, di Michel Gondry, in questi giorni disponibile su Sky On Demand. Film bellissimo, barbaramente sfregiato in Italia dal titolo Se Mi Lasci Ti Cancello, ridicolo.

Lo spettatore inconsapevole, leggendo cotanto titolo, e visti i protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet, si aspetta come minimo una commedia romantica. Così capitò a me, alla sua prima apparizione in TV, una decina d’anni fa: venni talmente colto di sorpresa che finì per distrarmi, e credo addormentarmi leggendo un libro, in attesa di quale situazione comica.

Invece è un film drammatico, visionario, con elementi fantastici. Un piccolo capolavoro che, a distanza di quasi dodici anni dalla sua prima uscita, vale sempre la pena rivedere, piccolo gioiello del geniale – e un po’ smarrito – regista francese.

I Origins, In cosa credi?*

I Origins*”In cosa credi?” L’ho aggiunto io, non fa parte del titolo originale.
In programmazione su Sky nel momento in cui scrivo, vi consiglio questo bel film indipendente, seconda regia del Mike Cahill di Another Earth (se non l’avete visto, anche quest’ultimo merita).
Benché Wikipedia lo definisca un film drammatico (e drammatico lo è davvero), qui siamo dalle parti della fantascienza metafisica.
Non voglio descriverne la trama perché è veramente difficile evitare lo spoiler, e a questo proposito, qualora abbiate intenzione di vederlo, evitate i trailers on line, wikipedia e le recensioni (a parte la mia, ovviamente). Dico soltanto che il film è veramente originale, ben girato, con una fotografia satura, calda e coinvolgente e una bellissima colonna sonora. Apparentemente lento, ma di una lentezza voluta e controllata.
Riguardo la recitazione, la meno famosa del gruppo (la sconosciuta, almeno per me, Àstrid Bergès-Frisbey) è quella che più mia ha colpito. Ma se la cavano dignitosamente anche Michael Pitt e Brit Marling. Non voglio aggiungere altro, se non rinnovare l’invito a vederlo fino alla fine, titoli di coda compresi (mi raccomando). Fidatevi.

True Detective 2, finale di stagione

true detective 2 finale di stagioneEguagliare la qualità, narrativa e interpretativa, della prima stagione di True Detective era pressoché impossibile. E infatti, vuoi per gli interpreti, vuoi per la trama un po’ troppo incasinata e ramificata, questa seconda stagione del serial di Nic Pizzolatto s’è rivelata non ai livelli della precedente. Detto questo, avercene…
Regia, fotografia e colonna sonora sono quanto di meglio si possa vedere e sentire non solo in TV, ma anche al cinema. E anche se Matthew McConaughey e Woody Harrelson sono inarrivabili, alla fine, diciamo dalla quinta puntata in poi, anche gli interpreti di TD2 se la sono cavata dignitosamente. Soprattutto Rachel McAdams, se non altro per l’evidente sforzo che deve esserle costato rinunciare ai suoi consueti ruoli da ragazza carina in procinto di convolare, e accettare di recitare le solite frasi yankee stereotipate da ispettore Callaghan con IRONIA MODE OFF.
Colin Farrell ha la stessa espressione con gli occhi spalancati dai tempi del villain in Daredevil, ma riesce comunque a trasmettere sofferenza e conflitto interiore, quindi 6+ di stima.
Mi aspettavo di più da Vince Vaughn, indubbiamente affascinante nel ruolo di cattivo romantico, ma mentre lo guardo recitare non riesco a scacciare quella sensazione per cui ti aspetti che da un momento all’altro saltino fuori Owen Willson o Ben Stiller e finisca tutto in commedia.
Di Taylor Kitsch non mi ero mai accorto in passato, e posso continuare a ignorarlo. Infine Kelly Reilly, indubbiamente brava, ma spesso costretta a recitare frasi improbabili.
Sulla trama ho già detto: troppo incasinata e ramificata, e anche poco interessante, ad eccezione della sotto-trama alla Eyes Wide Shut, che avrebbero dovuto approfondire adeguatamente.
Però… c’è un però: tutte queste considerazioni partono dal fatto che il primo True Detective era davvero un capolavoro assoluto, recitato mostruosamente, diretto magnificamente e perfettamente sceneggiato. Il secondo tentativo invece sta in mezzo tra l’ottimo prodotto televisivo e un buon film al cinema. Diviso otto.

True Detective 2

true detective 2Ho iniziato ieri a seguire il telefilm True Detective 2, serie televisiva creata da Nic Pizzolatto, che nella prima stagione (bellissima) aveva per protagonisti Woody Harrelson, un fenomenale Matthew McConaughey e una Michelle Monaghan con un ruolo defilato (e un po’ antipatico) ma ugualmente brava.
Se la prima stagione era ambientata tra le tetre paludi della Luisiana, questa pare puntare su un’ambientazione più cupa e urbana. Ma, soprattutto, sono i protagonisti a essere totalmente cambiati: Colin Farrell, Rachel McAdams, Kelly Reilly, Vince Vaughn (che già promette bene) e Taylor Kitsch (che non conosco…).
Che dire? Sia che abbiate seguito la prima stagione (e se non lo avete fatto potete rimediare, in modo lecito, su sky on demand, oppure vedete voi come), sia che ve la siate lasciata sfuggire, vi consiglio di seguire questa seconda, del tutto indipendente rispetto alla prima. Le premesse sono ottime: ottima regia, ottima fotografia (che pur tuttavia difficilmente raggiungerà i livelli della prima), buona sceneggiatura e discreta recitazione (no, McConaughey è decisamente inarrivabile).
Anche perché, diciamolo, si tratta in realtà di otto film da un’ora, dove gli standard di riferimento sono quelli cinematografici, e non quelli televisivi.

Anathema, Untouchable part 2

Trovo sia una vera ingiustizia il fatto che un gruppo come gli Anathema non abbia ancora riscosso quel successo planetario che certamente merita. Probabilmente non gli viene perdonato l’essersi scelti un nome che ricorda troppo le origini doom metal, genere che tuttavia hanno definitivamente abbandonato dopo pochi album, per poi evolvere verso quei “paesaggi solari” che vengono spesso evocati quale metafora del loro sound. Un vero peccato, perché gli Anathema meriterebbero di state accanto a band ben più celebri, come i REM e Radiohead.

Radio Free Albemuth, il Film…

Radio Free AlbemuthPer tutti gli appassionati di fantascienza, e di Philip k. Dick in particolare, segnalo l’esistenza di un film tratto da una sua opera che molto probabilmente non vedremo mai in Italia. Il film s’intitola Radio Free Albemuth, ed è tratto dall’omonimo romanzo pubblicato postumo (in Italia col titolo Radio libera Albemuth – Fanucci Narrativa), che allo scrittore californiano servì da base per la scrittura del più celebre Valis. In realtà, il titolo originale di Radio Free Albemuth doveva essere proprio ValisystemA, tuttavia l’editore chiese a Dick una serie di modifiche, che alla fine si concretizzarono in un vero e proprio nuovo romanzo: Valis, appunto.
Io ho letto entrambi, e devo dire di ritenerli, qualitativamente parlando, sullo stesso piano. Il film è stato girato nel 2010, ha vinto alcuni premi e annovera Alanis Morisette nel cast. Si tratta di una produzione indipendente, che a quanto pare è incappata in diversi problemi di distribuzione.
A questo punto è d’obbligo una la domanda: perché ce ne parli?
Perché nel sito del film compare in automatico un form che ti invita a richiederne la distribuzione nel tuo paese, qualora non fosse prevista. Pertanto, se anche voi amate le opere di PKD, vi consiglio di dare uno sguardo a questo link www.radiofreealbemuth.com, guardare il trailer e compilare il form suddetto.
Secondo me non serve a niente, ma tentar non nuoce 😉

The Master (film 2012)

Trovandoselo tra le mani in concomitanza del tragico decesso di Philip Seymour Hoffman, Sky ha mandato in onda in questi giorni il film The Master, scritto, diretto e prodotto da Paul Thomas Anderson e con protagonista, oltre al già citato PSH, Joaquin Phoenix.
Il Film “dovrebbe” essere ispirato alla vita del fondatore di scientology L. Ron Hubbard. Dico “dovrebbe” perché se questa cosa non la sai o non te l’ha detta nessuno, è sicuro che da solo non ci arrivi. Ora, pur non conoscendo per filo e per segno la biografia del santone/scienziato/scrittore di SF americano, è chiaro che nel film manca qualcosa che dovrebbe farti capire dove si vuole andare a parare. Sembra si parli di uno psicanalista mezzo schizzato, e della sua famiglia altrettanto sbrindellata, che se ne va in giro per il mondo a fare proseliti, senza poi ottenere chissà quale successo.
Nessuno riferimento alla dyanetica (se non in modo molto indiretto, laddove vengono esposte delle pratiche psicoterapeutiche completamente fuori di testa), o alle sue teorie pseudo scientifiche/fantascientifiche, ne tantometo alla rigida struttura gerarchica della “chiesa” di scietology…
Altrettanto ambigua, priva di spessore e totalmente campata per aria la figura di un Joaquin Phoenix con paresi facciale permanente. Una sorta di troglodita fissato per il sesso che sviluppa una dipendenza morbosa nei confronti Lancaster Dodd (l’alter ego di Hubbard), fondatore de “La Causa”.
Insomma, non sto a tirarla per le lunghe perché il film sembra più che altro una raccolta di “spunti e appunti”: impressione già avuta prima ancora di leggere su wikipedia che la trama è “stata parzialmente ispirata dal personaggio di Lafayette Ron Hubbard, fondatore di Scientology, ma anche da scene inutilizzate della prima stesura de Il petroliere, da storie che l’attore Jason Robards aveva raccontato ad Anderson riguardo ai suoi giorni in marina durante la guerra, e dalla vita di John Steinbeck”.
Ho apprezzato tutti gli altri film di P. T. Anderson, da Boogie Nights a Il petroliere, passando per Magnolia e per il bellissimo Ubriaco d’Amore, ma l’impressione rimasta dopo aver assistito a questo The Master è quella d’essermi sorbito per più i due ore una boiata pazzesca come non ne vedevo da anni.
Cocente delusione.

L’Onda – di Dennis Gansel

L'Onda

L'Onda

Visto da persone che abbiano un minimo di senso critico, questo “L’Onda” film tedesco del regista Dennis Gansel, girato nel 2008, non può non far riflettere sulla situazione politica italiana.
Entrando più nello specifico, alcune recenti manifestazioni di piazza, laddove una folla fortunatamente contenuta è stata arringata con slogan che sanno tanto di cameratismo littorio, ricordano molto da vicino alcuni passaggi del film. momenti nei quali il carisma del capopopolo, la frustrazione, l’assenza di valori e il miraggio dei privilegi da appartenenza mutano le coscienze di un variopinto gruppo di studenti.

Il film trae ispirazione da un esperimento sociale condotto in un college americano. Date delle regole a un gruppo di studenti. Fateli vestire nello stesso modo. Esercitate su di loro il vostro carisma. In poco tempo vedrete sbocciare in loro i germi del fascismo.
L’Onda non è certo un capolavoro, ma fa impressione. Mette paura. Soprattutto a noi italiani. Il fascismo è dietro l’angolo. Basta veramente poco…

L’Onda viene trasmesso in questi giorni sul canale satellitare Cult ed è disponibile tra gli eventi di Sky Selection.
Se avete un certo tipo di coscienza politica e sociale non dovreste perderlo.