Alessandro Bertante, Gli ultimi ragazzi del secolo

Di Alessandro Bertante avevo letto soltanto Nina dei Lupi, romanzo apocalittico pubblicato nel 2011 e che ottenne un buon successo di critica. Quel libro mi piacque particolarmente, tanto che mi ripromisi di approfondire quanto prima l’opera mainstream dello scrittore milanese. Ci ho messo invece otto anni prima di decidermi ad affrontare nuovamente un suo scritto. Gli Ultimi Ragazzi del Secolo è un romanzo autobiografico nel quale l’autore racconta di un suo viaggio nei territori della ex Jugoslavia , con la guerra ormai finita e le macerie ancora fumanti. A questo si alternano i racconti della sua infanzia, adolescenza e maturità nei grigi anni settanta e soprattutto nella Milano da Bere degli anni ottanta/novanta.
Classe 1969, quindi poco più grande del sottoscritto, Bertante ci racconta quegli anni li, senza lasciarsi sopraffare dalla visione romantica che invece noi quaranta-cinquantenni tendiamo ad averne. Anzi, ne denuncia le storture e le problematiche sociali (lui di famiglia piccolo borghese, via via proletarizzata), derivanti da una società che corre all’impazzata, lasciandosi dietro troppe macerie. In particolare, Bertante analizza, senza mai nominarla, la – fin troppo abusata – perdita dei valori dei giovani di quella generazione li, edonisti fino all’estremo nell’uso smodato di droghe e alcol. La generazione dello sballo, del fumo, dell’eroina e della musica dark, delle pasticche e della tekno.
La sotto trama del viaggio in Jugoslavia racconta invece la fase di passaggio verso la maturità e la consapevolezza, l’entrata in quel mondo adulto che prende le distanze dagli anni dell’eccesso, e lo fa affrontando un viaggio on the road in una terra nella quale i valori si collocano parossisticamente all’opposto rispetto a quelli dell’Italia di fine secolo: democristiana, craxista, berlusconiana…
Un’ottima lettura, un pezzo di storia contemporanea, raccontata senza paraculaggini, autocompiacimento e scadimento nella retorica. Bello, bello, bello.

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