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Paolo Zardi, XXI Secolo

Questo articolo è stato scritto originariamente il 29 settembre 2015 e oggi – giugno 2016 – ripreso, rivisto e ampliato per la rivista online Adromeda.

L’estate scorsa, grazie a una banale ricerca su Google, casualmente mi sono imbattuto nella recensione pubblicata sul Fatto Quotidiano del romanzo XXI Secolo di Paolo Zardi, scrittore che non conoscevo, nonostante proprio con quest’opera sia stato candidato al Premio Strega (ammetto di non prestare particolare attenzione alle kermesse letterarie). A distanza di nove mesi dalla sua lettura, non posso fare a meno di rilevare che, salvo sporadiche eccezioni, anche questo libro, indubbiamente SF ma di provenienza mainstream, sia stato discretamente snobbato dagli utenti delle community web e social che hanno a che fare con il nostro genere letterario preferito.
Il romanzo di Zardi, come tanti altri recensiti in questa rubrica, è ambientato in un futuro non molto lontano dal nostro presente. Per via di alcune evoluzioni geopolitiche a mio avviso abbastanza improbabili, per lo meno nell’immediato (Brasile potenza imperialista e nucleare, Cina e Russia ai ferri corti e sull’orlo di una guerra, Stati Uniti ridimensionati a ruolo di comprimari nello scacchiere internazionale) mi piace considerare la storia come ambientata in un universo alternativo, a prescindere dalle quelle che solo le reali intenzioni dell’autore.
L’economia, manco a dirlo, è peggiorata a livelli apocalittici, tanto che improvvisi e pericolosi black out della durata di qualche giorno colpiscono a caso intere regioni, gettandole nottetempo in preda al caos e alla barbarie.
In questo paesaggio dipinto a tinte fosche, caratterizzato da periferie urbane decadenti, senso di pericolo costante, ritorno alla pena di morte e gatti che chissà perché diventano sempre più rari, si muove l’anonimo protagonista del racconto: un rampante venditore porta a porta di depuratori d’acqua, sposato con Eleonore – una bella donna di origine austriaca -, e padre di un bambino e di una ragazza poco più che adolescente.
A inizio racconto, con una tipica apertura in media res, veniamo a sapere che Eleonore è stata colpita da un ictus fulminante, a causa del quale cade in uno stato di coma profondo, apparentemente non definitivo. Il protagonista si trova pertanto costretto ad affrontare la personale sofferenza dovuta alla situazione drammatica nella quale si trova la moglie, che indubbiamente ama, oltre a tutte le problematiche connesse al dover portare avanti il lavoro e prendersi cura dei figli.
Tragedia nella tragedia, irrompono nella storia un mazzo di chiavi di provenienza sconosciuta e un cellulare nascosto nel cassetto della biancheria. Dentro la memory card del cellulare, reso inaccessibile dalla presenza di un codice pin, l’uomo trova una serie di foto pornografiche che ritraggono Eleonore in compagnia di uno sconosciuto.
Dalla tragedia al dramma, umano e sentimentale, il passo è breve, e da qui in poi il protagonista inizierà la sua ricerca di una verità nascosta, intraprendendo un viaggio in parte on the road e in parte interiore, dove sarà costretto ad affrontare situazioni estremamente pericolose che, unite a un costante e opprimente senso d’angoscia, ne metteranno a dura prova l’integrità fisica e la salute mentale.
Gran bel romanzo, scritto benissimo e con un finale commuovente. Benché, come ho scritto all’inizio, il contesto geopolitico e lo scenario socioeconomico sembrino vacillare (forse sarebbe stato opportuno un maggiore approfondimento, che l’autore credo abbia scientemente evitato per limitare il ricorso all’infodump), ritengo XXI Secolo di Paolo Zardi una lettura imprescindibile per gli amanti del genere distopico.

Paolo Zardi, XXI Secolo

Da qualche tempo mi sto dedicando alla ricerca e alla lettura di quei romanzi distopici che prevedono un’evoluzione più o meno apocalittica dell’attuale crisi economica. Ne ho letto diversi: Nina dei Lupi, di Alessandro Bertante, Metropoli, di Massimiliano Santarossa, La Caduta, di Giovanni Cocco (il più realista del lotto), La Fine del Mondo Storto, di Mauro Corona, e per certi versi Sottomissione di Houellebecq. E ne sto dimenticando qualcuno. Ma il migliore in assoluto rimane per me L’Uomo Verticale, di Davide Longo, letto prima di tutti gli altri.
Una banale ricerca su Google mi ha portato alla recensione pubblicata sul Fatto Quotidiano di questo XXI Secolo, di Paolo Zardi, scrittore che non conoscevo, nonostante proprio con questo romanzo sia stato candidato allo Strega (ammetto di non seguire le kermesse letterarie con particolare attenzione, comunque).
Il romanzo di Zardi è ambientato in un futuro non molto lontano dal nostro presente, anche se si accenna ad alcune evoluzioni geopolitiche secondo me abbastanza improbabili nell’immediato (Brasile potenza imperialista e nucleare, Cina e Russia ai ferri corti e sull’orlo di una guerra, Stati Uniti ridimensionati al ruolo di comprimari).
L’economia, manco a dirlo, è allo sfascio totale, tanto che improvvisi e pericolosi black out della durata di qualche giorno colpiscono a caso intere regioni, gettandole nottetempo in preda alla barbarie.
In questo paesaggio dipinto a tinte fosche, caratterizzato da periferie urbane decadenti, senso di pericolo costante, ritorno alla pena di morte e gatti che spariscono chissà perché, si muove l’anonimo protagonista del racconto: un venditore porta a porta di depuratori d’acqua, sposato con Eleonore, una bella donna di origine austriaca, e padre di due figli, un bambino e una ragazza poco più che adolescente.
A inizio racconto, con una tipica apertura in media res, veniamo a sapere che Eleonore è stata colpita da un ictus fulminante, che la riduce in un coma profondo apparentemente non definitivo. Il protagonista si trova pertanto ad dover gestire, oltre alla sofferenza dovuta alla situazione drammatica della moglie, che indubbiamente ama, tutte le problematiche connesse al dover portare avanti il lavoro, prendersi cura dei figli e seguire da vicino la situazione clinica della consorte.
Tragedia nella tragedia, irrompono nella scena un mazzo di chiavi di provenienza sconosciuta e un cellulare nascosto nel cassetto della biancheria. Dentro la memory card del cellulare, reso inaccessibile dalla presenza di un codice pin, si trovano una serie di foto pornografiche che ritraggono Eleonore in compagnia di uno sconosciuto. La tragedia si fa dramma, umano e sentimentale, e da qui inizierà la ricerca di una verità nascosta, e di un viaggio in parte on the road e in parte interiore, dove degrado, situazioni pericolose e un’opprimente senso d’angoscia metteranno a dura prova la salute fisica e mentale del protagonista.
Gran bel romanzo, scritto benissimo e con un finale commuovente. Da leggere, per amanti del genere e non.