Una storia italiana.

soldi-jpg-crop_displayL’Ing. Rossi nacque in una famiglia di poveri contadini dediti al lavoro. Tuttavia, grazie allo studio, l’impegno e una massiccia dose di testardaggine riuscì a laurearsi e ad avviare la sua piccola attività. Grazie alla creatività sua e dei suoi collaboratori, alle giuste alleanze e a un po’ di fortuna, l’attività crebbe a dismisura, fino a raggiungere una dimensione planetaria.
Certo, in un modo o nell’altro dovette cedere ad alcuni compromessi, soprattutto con i politici, sempre più ingordi, e persino con la malavita, che in cambio della sua “protezione”pretendeva di partecipare al banchetto.
L’Ing. Rossi per nulla al mondo avrebbe voluto rinunciare a quello status di privilegiato che era riuscito a costruirsi, e mai e poi mai avrebbe accettato di sacrificare i suoi dipendenti, per i quali aveva contribuito ad assicurare benessere e prosperità, e se il prezzo da pagare era questo, allora avrebbe pagato…
Nonostante questi problemi gli affari continuavano ad andare bene, anche se, ingrandendosi, dovette ridurre premi e regalie concessi forse con troppa spavalderia ai suoi dipendenti. I quali, tutto sommato, continuavano a ricevere salari adeguati. Purtroppo alcuni di loro trattenevano una parte della produzione, da rivendere poi sottobanco per potersi permettere qualche sfizio. L’Ing. Rossi tollerava questi comportamenti: i suoi dipendenti dovevano rimanere tranquilli, per non rischiare di vederseli sottratti dalla concorrenza.
Ma il fatturato iniziò inesorabilmente a contrarsi.
La produzione viaggiava sempre a pieno ritmo, ma i fidi e i prestiti concordati con le banche crebbero negli anni, e da strumento utile per garantire liquidità di breve durata divenne il modo più facile per continuare a elargire stipendi gonfiati, bustarelle, accordi sottobanco…
Finché il debito divenne talmente imponente da superare il fatturato stesso. A quel punto concorrenti, fornitori e clienti dell’Ing. Rossi decisero di passare all’attacco, e nonostante avessero stretto con lui una serie di accordi di collaborazione e scambio, gli imposero di ristrutturare il debito, e per far questo fecero pressioni sulle banche, le quali, a loro volta, rischiavano di non vedersi restituire i soldi prestati.
L’ing. Rossi costrinse alle dimissioni l’Amministratore Delegato, che da vent’anni guidava la sua Impresa. In realtà proprio l’Amministratore Delegato, insieme a quelli che l’avevano preceduto, è stato uno dei più grandi artefici della distruzione dell’azienda. Non solo, per garantire il suo posto aveva lasciato che i dipendenti rubassero senza farsi troppi problemi, ben più di quanto l’Ing. Rossi era disposto a tollerare.
Una volta liquidato senza troppi complimenti l’Amministratore Delegato, le banche, d’imperio, imposero un loro uomo a capo dell’azienda, e questi si impegnò, senza illustrare il progetto ai dipendenti, in un immane progetto di ristrutturazione: dimezzare l’indebitamento in vent’anni, utilizzando tutti gli utili, tagliando gli stipendi, licenziando dipendenti o mandandoli in pensione anticipata senza versargli i contributi, vendendo rami d’azienda (anche strategici) ai concorrenti…
Durò poco, così come durarono poco gli altri due Amministratori Delegati, che incredibilmente mantennero gli impegni presi dal suo predecessore…

Epilogo
L’Ing. Rossi, ormai vecchio, si arrese: il suo cuore, indebolito, cedette e la sua impresa, alla fine, venne divorata dai concorrenti, che fecero carne da macello della forza lavoro, la quale, alla fine, imbracciò le armi…

L’Ing. Rossi, se non l’avete capito, è l’Italia…

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