Sarà che l’avrò letto senza la necessaria attenzione, ma questo L’Onnipotente di Michele Vaccari mi lascia un po’ con l’amaro in bocca.
Vaccari pare avere una spiccata padronanza della lingua italiana, ma lo stile appare abbastanza pesante e pomposo. Periodi interminabili, spesso senza punteggiatura, con iperboli linguistiche che si aggrovigliano apparentemente senza capo ne coda, salvo poi dover tornare indietro per riprendere il filo del discorso. Oppure si passa avanti e pazienza se non si è colto il senso.
Alla fine la storia sembra interessante, e personaggi sufficientemente caratterizzati, ma a volte troppo caricaturali, troppo eccessivi.
L’Onnipotente narra le gesta di un potente, figlio di potenti, che ambisce al trono di Pietro, massima aspirazione per chi ha nell’ambizione, nell’attitudine al comando e nella brama di potere la propria ragione d’essere. Diventare Papa per governare le coscienze.
E per far questo mette da parte la sua di coscienza. Cosa che gli viene facile, visto che non ne ha mai avuta una realmente cristiana. Tutto suo padre: politico di razza che persegue il fine e si sbarazza dei mezzi.
Provate a leggerlo, ma con attenzione.
Archivio mensile:Giugno 2011
Ingiustizia è fatta
…Accusato di gravi delitti, fu additato come mostro dalla stampa. Successivamente scagionato, ne ebbe comunque la vita sconvolta. La sua vicenda rappresenta un caso emblematico degli effetti perversi sulla pubblica opinione di una campagna giornalistica pilotata e aprioristicamente accusatoria…
…Era evidente, quindi, che fosse innocente. Ma tutti tacquero, vista la convenienza di avere un “mostro” a cui addossare la colpa…
…La notizia fu pubblicata dai giornali con grande rilievo: finalmente era stato catturato il “mostro…
Tratto da Wikipedia, voce dedicata a Gino Girolimoni
Sulla radiazione di Luciano Moggi, comminata per via dei fatti “aberranti” a lui imputati dalla giustizia sportiva, mi sento di dire che è stato commesso un vero e proprio delitto. Un’ingiustizia. Uno sconta la propria pena e quando mancano pochi giorni alla scadenza lo si condanna all’ergastolo. D’ora in avanti avrà poco senso parlare di “giustizia sportiva”: è a tutti gli effetti una contraddizione di termini.
Non sto dalla parte di chi dice “tutti colpevoli, tutti innocenti”. Moggi avrà avuto le sue colpe, ma quanto emerso negli ultimi anni ci fa capire che il malcostume nel mondo del calcio era prassi comune, e che non bastava definire qualcuno “un signore” per scagionarlo da colpe in tutto e per tutto simili, se non peggiori, a quelle del “mafioso” Luciano Moggi.
Negli anni 20 del secolo scorso la stampa e il regime trasformarono un donnaiolo qualunque in un pedofilo, in un mostro. Lo fecero talmente bene che nonostante fosse innocente il suo nome venne utilizzato negli anni per identificare laidi soggetti che adescavano ragazzine. Lui era innocente e venne prosciolto da tutte le accuse. Ma ne ebbe la vita distrutta.
Nel 2006 la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega è stata identificata come male assoluto del calcio. “Così truccavano le partite” accusava in prima pagina la gazzetta dello sport. Al processo di Napoli è emersa un altra verità, l’unico processo nel quale l’accusa cerca di allungare i tempi in modo tale che si possa dire che Moggi l’ha fatta franca grazie alla prescrizione.
Caro Luciano, tieni duro!
Il Funerale
Il corteo funebre si dipanò per le vie del villaggio, con al seguito i pochi coloni rimasti. Un misero assembramento di vecchi testardi, accompagnati dai propri figli e con i nipoti condotti per mano.
Era giunto il momento di salutarne un altro. In quell’anno la comunità registrò una manciata di dipartite e, fortunatamente, qualche nuova nascita. La situazione era stabile. Le provviste erano sufficienti, e le colture sembravano reggere alle avversità.
Avevano bisogno d’aiuto, di un sostegno. Ma la terra d’origine aveva perso interesse nei loro confronti, e quei pochi coloni dovevano fare affidamento esclusivamente sulle loro forze. Ce la mettevano davvero tutta, ed era già un miracolo se una terza generazione era riuscita a vedere la luce tra quelle lande desolate.
Primo, di nome e di fatto, in quanto primo a posare piede da quelle parti, aveva scelto di andarsene da sveglio. Il male era giunto ormai a uno stadio terminale, gli mancava qualche settimana da vivere, forse qualche giorno, ma non voleva starsene fermo ad aspettare la morte. Le sarebbe andato incontro. I medicinali facevano il loro dovere. Non sentiva dolore. La sua mente era lucida.
Si fece rinchiudere dentro un sarcofago con oblò. Voleva assistere alla sua dipartita. Voleva guardare la morte in faccia, affrontare le fiamme senza paura. Voleva ritornare cenere. Voleva tornare a casa.
Imbarcarono il feretro nel vascello, e lui li vide piangere e salutarlo, in quel funerale senza religione e senza Dio.
La bara penetrò l’orbita terrestre pochi giorni dopo. Venne ridestato dal sonno indotto artificialmente. Vide il mare, le nuvole e la terra ferma. La temperatura salì vertiginosamente, ma non poteva sentire dolore. Mancò l’aria, le lacrime evaporarono e l’ultima cosa che vide fu la luce intensa delle fiamme. In quella discesa luminosa divenne cenere, e come cenere tornò a casa.
Il bambino vide la stella cadente attraversare il cielo, illuminandolo. Espresse un desiderio. Sarebbe voluto diventare un’astronauta. Volare nello spazio fin sulla Luna.
Lì avrebbe trovato qualcuno ad aspettarlo.
La stanchezza…
Dopo due campionati di merda, detto in francese, una sorta di implacabile stanchezza mi impedisce di commentare i fatti della Juve.
La dirigenza si appresta ad affrontare la sessione estiva di calcio mercato con pochi soldi, tanti giocatori da vendere e che nessuno vuole, e pochi top player, per non dire nessuno, disposti a trasferirsi dalle parti di Torino per giocare la coppa italia e farsi allenare dall’ennesima scommessa.
Tempo fa mi imposi di scrivere almeno un post sulla Juve a settimana, o comunque dopo ogni partita. Ma come si fa?
Rimango e rimarrò juventino a vita fin nel midollo, ma chi me lo fa fare a perderci tutto questo tempo? Come vengo ripagato?
Anni fa si compravano campioni come Zidane e Zlatan e si pagavano due soldi. A sorpresa, senza che i giornali titolassero a nove colonne ogni progresso nella trattativa. Oggi un Aguero qualsiasi costa 45 milioni di euro, cash, e neanche ci verrebbe alla Juve, ma nonostante questo se ne parla tutti i santissimi giorni.
Personalmente spero in un autentico colpo di culo. Spero veramente che Pirlo resusciti, Ziegler e Lichsteiner si dimostrino non dico dei novelli Cabrini e Gentile, ma almeno dei nuovi Zambrotta e Torricelli, o anche De Agostini e Favero… Spero che arrivi uno qualsiasi tra Aguero, Tevez, Higuain, Pastore… ma se riuscissimo a tenerci Quagliarella e Matri sarebbe già grasso che cola. Magari un bel Nani o un Ribery sulla fascia, ma anche lì mi sa che ci dovremo accontentare di un Bastos qualsiasi.
Spero davvero in un autentico e improbabile colpo di culo, tale da farci arrivare almeno terzi. Da lì in poi le cose saranno più facili. Dovesse andar male, mi spiacerebbe veramente per Antonio Conte, al quale dico: “Prima di tornare alla Juve dovevi fartene comprare 3 o 4 buoni!!!”
Tullio Avoledo – L’Ultimo Giorno Felice
Opera minore di Tullio Avoledo, L’Ultimo Giorno Felice è un breve romanzo noir incentrato sulle vicende di un tipico personaggio “avolediano”.
In questa storia Avoledo mette da parte la fantascienza per concentrarsi su un tema ecologico dalla scottante attualità: quello delle ecomafie.
Il protagonista è il solito piccolo borghese che attratto da facili guadagni mette da parte la propria coscienza “di sinistra”. Ma le conseguenze dei suoi gesti avranno un risvolto estremo e drammatico.
Come in tutti i romanzi di Avoledo è presente il tema del tradimento coniugale, anche questa volta consumato non per disinteresse nei confronti della moglie, seppur l’autore tenda a dare questa giustificazione, ma per dar sfogo ad una palese voglia di rincorrere una giovinezza ormai perduta.
Altre figure tipiche sono quelle del “Guru” anziano, in questo caso sdoppiato tra la figura del padre e dello zio, e del cattivo di turno, prima affascinante e poi senza scrupoli.
Con Avoledo si ha l’impressione di leggere sempre lo stesso romanzo. Ma questo non è necessariamente un problema, anzi: si tratta pur sempre di un’ottima lettura.