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Lars e una ragazza tutta sua, di Craig Gillespie, con Ryan Gosling

Lars e una ragazza tutta suaLars e una ragazza tutta sua è un film del 2007, diretto dall’allora esordiente Craig Gillespie (Tonya) e interpretato da un incredibilmente bravo Ryan Gosling, snobbato agli Oscar ma non ai Golden Globe, dove venne candidato nella categoria Miglior Attore in un Film Commedia.
Per qualche motivo non sapevo dell’esistenza di questo film, che pur non essendo un capolavoro, risulta comunque gradevole, ben diretto e interpretato da bravi attori. Una favola malinconica non banale (candidata agli Oscar nella categoria Miglior sceneggiatura originale), priva di volgarità e allusioni sessuali, dove qualche sorriso spontaneo interrompe il magone destinato a svanire in un liberatorio lieto fine.
Su Sky on demand.

Extinction, di Ben Young, con Michael Peña e Lizzy Caplan

No, non definirò questo film l’ennesima fantamerda prodotta da Netflix. Primo, perché alla fine il film lo si vede tutto, e non è difficile resistere alla tentazione di cambiare canale (o, meglio, interrompere lo streaming). Secondo, perché cerco sempre di evitare i giudizi tranchat, anche se talvolta la tentazione è forte.
Extinction è un B-Movie di genere fanta-apocalittico, impreziosito dalla presenza di un paio di attori celebri: Michael Peña e Lizzy Caplan. Per quanto i due siano relativamente famosi, la loro prova risulta perlopiù anonima. Peña mantiene la stessa espressione per tutto il film, e benché ciò potrebbe avere un senso dal punto di vista della sceneggiatura, non credo lui lo faccia apposta. Pure la Caplan risulta abbastanza inespressiva, e sembra costantemente impegnata a farci notare i suoi occhioni perfettamente truccati, anche sotto le bombe. Ma si sa: Peña sa interpretare discretamente soltanto il ruolo di soldato/poliziotto latinoamericano, mentre alla Caplan vengono bene le commedie. Sconosciuto Ben Young, il regista.
La storia parrebbe l’ennesima riproposizione del tema dell’invasione aliena, condita con un pizzico di parapsicologia e ambientata in un poco originale contesto urbano/apocalittico. Continua a leggere

Ernest Cline, Ready Player One

Articolo scritto originariamente il 24 settembre 2014 e oggi, 20 marzo 2018, rivisto, attualizzato e riproposto.

Tanto per mettere subito le cose in chiaro: dopo aver letto Ready Player One si ha l’impressione di aver avuto a che fare con un megaspiegone galattico di 640 pagine. Per gli addetti ai lavori (non che io lo sia) lo spiegone è Il MALE, e lo è sia in ambito narrativo, dove può non essere semplice farne a meno, sia in ambito cinematografico, dove invece le immagini dovrebbero raccontare tutto, o quanto basta. Come avrebbe detto il buon Villaggio, dicesi spiegone o infodump quella spiegazione, solitamente lunga e pedante, che molti scrittori non molto attenti alla tecnica (indipendentemente dal fatto che riescano o meno ad avere successo) usano per illustrare senza troppe complicazioni sia il contesto storico, sociale e culturale nel quale è ambientata la storia, sia l’antefatto dal quale prendono il via le vicende narrate. Questo è il difetto numero uno di Ready Player One. Continua a leggere

Escobar, di Andrea Di Stefano

Escobar, di Andrea Di StefanoSegnalo questo film per un motivo soltanto: perché fa a pezzi la figura del criminale buono, tentazione nella quale ad esempio è caduta Netflix, seppur senza sconfinare nell’agiografia. Riguardo questo aspetto non aggiungo altro, per evitare spoiler.
Il film è l’opera prima da regista dell’attore italiano Andrea Di Stefano. Se vi state chiedendo chi sia, andate su Wikipedia: non è certo una star, ma qualcosa ha combinato. Il protagonista della storia, oltre ovviamente al celebre narcotrafficante colombiano (Benicio del Toro), è un giovane surfista Canadese (Josh Hutcherson), che per via della relazione sentimentale con la nipote di Escobar entra a far parte – suo malgrado – di quell’ambiente fatto di lusso sfrenato, omicidi bestiali e beneficenza spicciola.
Film in un certo qual modo istruttivo, fatta salva la premessa iniziale, qualitativamente non memorabile, ma comunque di buona fattura.
Consigliato.

Into The Forest, di Patricia Rozema

locandina Into The ForestInsolito film apocalittico, disponibile in Italia su Netflix, in lingua originale e sottotitolato in italiano. Insolito perché Into The Forest è un film che non ti aspetti. Praticamente sconosciuto dalle nostre parti e ottimamente recitato da Ellen Page e Evan Rachel Wood, nel suo essere privo di effetti speciali e di situazioni dinamiche o d’azione, Into The Forest riesce a catturare l’attenzione degli appassionati e non del genere apocalittico, raccontando la storia di una famiglia che tenta di sopravvivere senza troppi drammi al precipitare del pianeta in una tipica situazione da fine dei tempi, ma senza nulla di roboante, sconvolgente, o addirittura eccessivamente pericoloso… per lo meno all’inizio.
Purtroppo i drammi, quelli veri, non tarderanno ad arrivare, perché la natura umana è spietata e il male e la tragedia ineluttabili.
Un film che vale la pena vedere, e non voglio aggiungere altro.

I sottotitoli non sempre corrispondono a quello che viene detto in lingua originale, come sempre dalle nostre parti. A volte si tratta di semplificazioni (“Non mi hai risposto” la traduzione di “You completely ignored me”, ma non potevano tradurlo letteralmente?), altre di errori pacchiani (Inverter – stesso termine in italiano e in inglese – tradotto in Invertitore), ma ci si può passare sopra con una conoscenza media della lingua inglese.

Il film è tratto dal romanzo omonimo di Jean Hegland non ancora tradotto in italiano, altro motivo per cui il film risulta poco conosciuto dalle nostre parti. Per fortuna ci ha pensato Netflix.

The Master (film 2012)

Trovandoselo tra le mani in concomitanza del tragico decesso di Philip Seymour Hoffman, Sky ha mandato in onda in questi giorni il film The Master, scritto, diretto e prodotto da Paul Thomas Anderson e con protagonista, oltre al già citato PSH, Joaquin Phoenix.
Il Film “dovrebbe” essere ispirato alla vita del fondatore di scientology L. Ron Hubbard. Dico “dovrebbe” perché se questa cosa non la sai o non te l’ha detta nessuno, è sicuro che da solo non ci arrivi. Ora, pur non conoscendo per filo e per segno la biografia del santone/scienziato/scrittore di SF americano, è chiaro che nel film manca qualcosa che dovrebbe farti capire dove si vuole andare a parare. Sembra si parli di uno psicanalista mezzo schizzato, e della sua famiglia altrettanto sbrindellata, che se ne va in giro per il mondo a fare proseliti, senza poi ottenere chissà quale successo.
Nessuno riferimento alla dyanetica (se non in modo molto indiretto, laddove vengono esposte delle pratiche psicoterapeutiche completamente fuori di testa), o alle sue teorie pseudo scientifiche/fantascientifiche, ne tantometo alla rigida struttura gerarchica della “chiesa” di scietology…
Altrettanto ambigua, priva di spessore e totalmente campata per aria la figura di un Joaquin Phoenix con paresi facciale permanente. Una sorta di troglodita fissato per il sesso che sviluppa una dipendenza morbosa nei confronti Lancaster Dodd (l’alter ego di Hubbard), fondatore de “La Causa”.
Insomma, non sto a tirarla per le lunghe perché il film sembra più che altro una raccolta di “spunti e appunti”: impressione già avuta prima ancora di leggere su wikipedia che la trama è “stata parzialmente ispirata dal personaggio di Lafayette Ron Hubbard, fondatore di Scientology, ma anche da scene inutilizzate della prima stesura de Il petroliere, da storie che l’attore Jason Robards aveva raccontato ad Anderson riguardo ai suoi giorni in marina durante la guerra, e dalla vita di John Steinbeck”.
Ho apprezzato tutti gli altri film di P. T. Anderson, da Boogie Nights a Il petroliere, passando per Magnolia e per il bellissimo Ubriaco d’Amore, ma l’impressione rimasta dopo aver assistito a questo The Master è quella d’essermi sorbito per più i due ore una boiata pazzesca come non ne vedevo da anni.
Cocente delusione.