Paul Davies, Uno strano silenzio. Siamo soli nell’universo?

L’unico grande difetto di questo saggio dell’inglese Paul Davies, fisico del SETI e divulgatore scientifico, è quello di essere stato scritto nel 2002, e quindi di non essere aggiornato rispetto alle nuove scoperte relative agli esopianeti, o più in generale a tutto ciò che potrebbe riguardare la vita oltre la nostra atmosfera.
Dico subito che Paul Davies è un Divulgatore con D maiuscola: sa come far appassionare il lettore a tematiche tutto sommato ostiche, senza chiedergli uno sforzo intellettivo superiore a quello che ci si aspetterebbe da uno studente delle scuole superiori. Le pagine del suo libro scorrono bene, pur trattando argomenti complessi, e raramente ho avvertito la necessità di tornare indietro di qualche pagina per cercare di capire ciò che mi passava sotto gli occhi. Attenzione: non voglio dire che siamo di fronte a un libro semplice. Se lo si legge distrattamente è possibile che alcuni concetti non vengano del tutto compresi. Ho letto ad esempio la recensione di uno scienziato nostrano che ha evidentemente travisato le conclusioni di Davies (che non voglio spoilerarvi, ma che – diciamo – non sono propriamente ottimistiche…), probabilmente perché si è limitato a sfogliare il libro, oltretutto con la puzza sotto il naso…
Uno strano silenzio, di Paul DaviesA questo punto mi rendo conto di non avervi ancora detto di cosa parla quest’opera: Alieni, dalla ricerca degli stessi, alle probabilità di stabilire un contatto con loro, ai tanti motivi per cui questo contatto, in tutta evidenza, ancora non ci sia stato. E fin qui parliamo di forme di vita che, come la razza umana, si ritenga abbiano sviluppato una tecnologia. Davies non si limita a questo, ovviamente. Il suo excursus comprende anche la possibilità che la più semplice vita unicellulare possa essersi sviluppata altrove, partendo da una valutazione delle probabilità quantomeno pessimistica. Viene citata ad esempio ma massima di Fred Hoyle secondo la quale la probabilità che la vita possa nascere spontaneamente a partire dal “brodo primordiale” equivale a quella che avrebbe un tornado di costruire un Boing 747 perfettamente funzionante passando sopra un deposito di rottami.
Davies espone tutta una serie di teorie che spiegano questo “strano silenzio“, e cerca di superarle con ipotesi a volte abbastanza ardite, altre ovvie e ragionevoli, ma poco dibattute (vedasi ad esempio la teoria della “biosfera ombra“). Ricca la parte introduttiva, che racconta la nascita del SETI, e i capitoli dedicati a come reagirebbe l’umanità a un eventuale primo contatto e come questo andrebbe gestito.
Consiglio la lettura di questo libro agli appassionati del genere e non. Tra questi anche a chi si occupa di UFO, se non altro per far si che possano farsi un’idea della differenza tra fede e scienza…

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