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Basta con questi NO!!!

Premessa n. 1: Al momento non riesco ad individuare un allenatore che possa cambiare le sorti di questa juventus
Premessa n. 2: Mancini non mi fa impazzire (a dire la verità nessun allenatore mi fa impazzire…).
Tuttavia… mi fanno imbestialire i “NO” dei tifosi Juventini a questa o quella ipotesi per la panchina bianconere. In particolare non mi vanno giù i NO a Mancini. E’ vero, bei capelli in passato si è lasciato andare a numerose dichiarazioni anti juventine, ma gli posso riconoscere le attenuanti generiche. Di fatto nessun allenatore che sia passato per milano, sponda onestoni, negli anni della triade si è mai speso in elogi e complimenti nei confronti della Vecchia Signora. Tutt’altro. L’ambiente era quello, le influenze pure, le pressioni (soprattutto mediatiche) anche, pertanto non mi scandalizzano le affermazioni anti juventine del Mancini di quegli anni.
Allo stesso tempo non riesco a dimenticare i tanti “NO” contro Capello e soprattutto il “Maiale non può allenare” contro Ancelotti. Capello è stato un grande, e Ancelotti, se non fosse stato per l’acquazzone di Perugia è per il cambio di regole che favorì la Roma di Nakata, avrebbe vinto due scudetti in due anni (persi entrambi per un punto). Tra l’altro Ancelotti giocava con un Del Piero zoppo e il Van Der Sar peggiore della storia.
Per non parlare dei “NO” al primo Lippi. In quegli anni i tifosi Juventini (provate a ricordare) preferivano di gran lunga il “vincente” Tardelli, piuttosto che l’esonerato dal Cesena Marcello Lippi.
Morale della favola: a parte Zeman, e forse Mourino, non c’è allenatore che non meriti la Juve per colpa di qualche dichiarazione passata.
Mancini l’ha detto chiaramente, a un processo tra l’altro. Erano cose dette tanto per dire. In quegli anni funzionava così. Con la stampa, la TV e qualche dirigente dai denti marci che aizzava la folla.
Basta con questi “NO”.

C’è chi parla ancora dei “Soliti svarioni difensivi”

GrygeraIeri, mentre guardavo Juventus – Lecce, dopo l’unico errore di Grygera ho pensato che sicuramente oggi qualcuno avrebbe fatto riferimento ai “Soliti svarioni difensivi”. Ho sbagliato: non è stato necessario aspettare oggi. Già ieri qualcuno nelle TV del biscione ha fatto riferimento agli SSD, Soliti Svarioni Difensivi (divenuti ormai luogo comune). Ma dico io: in una partita dove si fanno quattro goal; si gioca costantemente all’attacco; si tiene il pallino del gioco (a proposito di luoghi comuni…); si creano occasioni da goal a ripetizione… in una partita del genere c’è qualcuno che ricorda i “Soliti Svarioni Difenisivi”? E basta! Se usiamo questo criterio, l’Inter vincitrice per 1 – 0 ieri a Cagliari ha una difesa colabrodo, viste le numerose azioni degli isolani! I luoghi comuni sono duri a morire. Così come i pregiudizi e la malafede.

La verità di Delneri

L’anno scorso mi incazzavo come una bestia ogni volta che in conferenza stampa il giocatore di turno, o l’allenatore, dichiaravano “siamo ancora in lizza per lo scudetto”, “non dobbiamo mollare”, “la champions non è persa”, “scenderemo in campo per vincere”, “possiamo vincere l’europa league”, “possiamo vincere la coppa italia”. Proclami su proclami.
E poi sappiamo come è andata a finire: settimi in campionato e fuori da tutte le competizioni nazionali e internazionali. Ma a guardar bene già dal girone d’andata si poteva intuire quale sarebbe stata la sorte della Juventus. Una squadra spompata, senza stimoli, dominata dalla paura e zeppa d’infortuni.
Ho apprezzato la lezione di sano realismo che Del Neri ci ha propinato qualche settimana fa. “La Juve non è da scudetto”. Vero, giusto. Fa male, ma è così. Come possiamo considerarci una squadra da scudetto con i terzini che ci ritroviamo (e dire che ci credevo in Marco Motta, mentre De Ceglie è dall’anno scorso che non mi sembra all’altezza). Come possiamo cercare di competere con Inter, Milan, e forse anche Roma (nonostante le recenti batoste), quando dobbiamo affidarci a San Del Piero, sperare che Quagliarella impari a fare i gol facili, Amauri torni definitivamente dalla crociera e Iaquinta riesca a fare bene tre partite consecutive?
Con un Felipe Melo che un giorno sembra un fenomeno e l’altro rischia l’espulsione o l’assist all’attaccante avversario. Con un Marchisio spaventato e un Acquilani che “ancora non si sa”.
Bravo Del Neri, hai detto bene. Non siamo da scudetto e vadano a quel paese tutti quelli che dicono che la Juve deve giocare sempre per vincere. A forza di sottolineare l’ovvio l’anno scorso siamo arrivati settimi. E anche se può sembrare una parolaccia, iniziamo ad imparare un po’ umiltà. Poi, non è detto che i miracoli non accadano (e Krasic, dopo la tripletta di ieri, inizio a consideralo tale), ma questa è un’altra storia.

La retorica del tifoso

Tifosi JuventusBasta, non ne posso più. Non sopporto più la disapprovazione dei tifosi Juventini nei confronti della nuova dirigenza. Ogni acquisto viene bocciato, ogni cessione giudicata, ogni azione analizzata.
Questo e quello non sarebbero “giocatori da Juve”. Mi spiegate chi sarebbe un giocatore da Juve? Facile dirlo, uno dei tanti campioni che non si muovono se non gli dai 7 milioni di euro di ingaggio. Guardate in faccia la realtà: questi campioni la Juve non se li può permettere, e non se li potrà più permettere finché non metterà nuovamente piede in champions league, possibilmente in pianta stabile. Dzeko è da Juve? Certo che lo è, ma è promesso al Bayern di Monaco, e c’è di mezzo la Volkswagen, che qualcosa in più della Fiat conta.
Sbagliato vendere Diego? Ma se l’hanno scorso ha fatto vedere a malapena il broncio. Il Diego visto fino ad oggi vale un Miccoli qualsiasi, e con certi campioncini non si va lontano. Così come è inutile e penoso continuare a rimpiangere Giovinco, che ha avuto due anni di tempo e tre allenatori diversi per dimostrare di meritare una maglia da titolare, senza riuscirci. Addirittura si rimpiangono Candreva e Caceres, il primo riserva nell’udinese e il secondo nel Barcellona, che poi lo ha svenduto.
Tra un po’ inizieranno le barricate per Momo Sissoko, che da quando è alla Juve ha giocato decentemente nei primi quattro mesi, per poi smarrirsi.
In molti invocano il ritiro della maglia 17, quella di David Trezeguet. E allora perché non ritirare quella di Ciro Ferrara, o quella Zidane, oppure quella di Boniperti o Bettega, o quella di Nedved?
Ecco, Nedved, appunto. Allora si che c’era motivo di invocare un prolungamento del contratto, invece ho visto più gente mobilitarsi per Giovinco piuttosto che per la furia ceca.
E poi: Quagliarella non è da Juve (lo è Borriello, forse?, o Pazzini?). Bonucci è troppo leggero…
E Del Neri. Non sarebbe un vincente. Lippi lo era prima di arrivare alla Juve? Lo era Trapattoni? Lo era Capello quando iniziò ad allenare il Milan? o Sacchi?

Insomma, basta. Basta lamentarsi.
La situazione è questa: abbiamo una nuova dirigenza e un nuovo staff tecnico. Tornare a vincere sarà fin troppo difficile. L’Inter ci ha messo venti anni e tutti sappiamo come. La Juve speriamo ci metta meno tempo, ma qualcuno si ricorda i 10 anni senza scudetto? Quando avevamo Boniperti presidente e l’Avvocato impegnato in prima persona.
Quando si parte da zero, è difficile risalire. Abbiamo già fatto fuori una dirigenza incompetente, non bocciamo subito questi nuovi. Diamogli almeno il tempo di ambientarsi.
Alla Juve l’unico obiettivo è la vittoria. Siamo la Juve. Ci vuole gente da Juve. Tutta retorica. Tutti slogan da tifosi.

Guardiamo alla realtà delle cose. E che diamine!

Juventus – un po’ di sano realismo

Alexander ZavarovArgomenti di cui scrivere ce ne sarebbero parecchi: l’esultanza volgare di qualche giocatore interista, l’oblio mediatico sui fatti di calciopoli 2, il tifoso Guido Rossi in tribuna a Madrid, un commosso Abete (segretario FIGC) che abbraccia Moratti, il litigio degenerato in omicidio tra un tifoso interista e uno juventino.
Ciò che invece da qualche tempo occupa costantemente i miei pensieri, e di cui ho una gran voglia di scrivere, ha a che fare con uno spiacevole parallelismo: la Juve sta rivivendo il decennio senza gloria 1986/1995. Periodo infausto nel quale vincemmo un paio di coppe uefa, una coppa italia, in mezzo a una serie infinita di terzi e quarti posti.
Certo, la genesi di quel periodo di magra fu totalmente diversa da quella attuale. Allora un folto gruppo di campioni aveva raggiunto i propri limiti fisici, mentre gli avversari potevano disporre di giocatori maturi e determinanti (il Napoli dei Maradona, Careca, Giordano, De Napoli, Carnevale e la Sampdoria dei Vialli, Mancini, Cerezo, Vierkowood), o di un nuovo modo di intendere il calcio (il Milan dei miliari a profusione versati da Berlusconi). Ci si doveva misurare con compagini fortissime che, scudetto dei rekord a parte, hanno poi raccolto molto poco (l’inter di Zenga, Bergomi, Brehme, Matthaus, Diaz, Serena, Berti…).
La Juve in quegli anni sembrava non azzeccarne una. Si passava dagli stranieri “esotici” Zavarov e Aleinikov, ai mezzi bidoni alla Ruy Barros, Ian Rush, Moeller, alle eterne promesse alla Michael Laudrup. Ci si svenava per comprare campioni “problematici” quali il primo Baggio, Di Canio, Schillaci, per poi svenderli o non dargli adeguato supporto. Si imbastivano rivoluzioni assurde come la Juve di Montezemolo e Maifredi, con i suoi 70 miliardi spesi per la campagna acquisti: oggi fanno ridere, ma allora fu un rekord. Si mandavano via allenatori come Zoff, che portarono nuovamente la Juve alla vittoria (una coppa Uefa e una coppa Italia vinte nello stesso anno), senza dargli il tempo di costruire qualcosa di concreto.

Bene, ora facciamo un gioco: prediamo le ultime frasi da me scritte e attualizziamole.

Ieri i miliardi a profusione li versava Berlusconi, oggi Moratti fa lo stesso, anche se un po’ a casaccio: spende di più e compra un po’ a naso. Certo è che dopo una quindicina d’anni (ed aver speso quanto il pil di un piccolo stato) gli sono rimasti dei giocatori veramente forti.
Allora, in quel famoso decennio, riuscimmo a trovare in Zoff un allenatore valido, motivato e che riusciva a far rendere al massimo con il poco che gli veniva messo a disposizione (gente buona alla Marocchi, De Agostini – forse il miglior giocatore di quegli anni -, Galia, Bruno, ma nessun vero campione), per poi mandarlo via e rischiare il tutto e per tutto con Maifredi, dopo aver speso decine di miliardi per rafforzare la squadra. In pratica la stessa cosa che è stata fatta con Ranieri, Ferrara, Felipe Melo e Diego. L’unica differenza è che dopo Maifredi arrivarono Trapattoni e Vialli, e lentamente, dopo tre anni, iniziammo nuovamente a vincere. Oggi è arrivato Del Neri, e di grandi campioni in arrivo non c’è nemmeno l’ombra. Allora si spendevano miliardi per giocatori sbagliati, per autentiche scommesse: ieri Zavarov, oggi Tiago; ieri Ruy Barros, oggi Diego; ieri Aleinikov, oggi Felipe Melo.

Allora ci vollero quasi dieci anni per tornare a vincere trofei importanti. Qualcosa in meno per vincere trofei minori. Oggi i trofei minori li prendono gli altri, e quelli importanti li guardiamo da lontano, senza prospettive.

Ci vorrebbe un miracolo.

Un allenatore per la Juve

Gigi Del NeriLeggo in questi giorni un bel po’ di commenti da parte dei tifosi juventini che, a quanto pare, schifano Del Neri. Personalmente ho sempre ammirato l’attuale allenatore sampdoriano, anche se riconosco che portarlo alla Juve sarebbe un bel rischio. Lo si poteva fare qualche anno fa, quando la Juve vinceva, i campioni c’erano e venivano da noi volentieri (pur senza pretendere ingaggi stratosferici) e la società era guidata da persone competenti che sapevano affiancare e supportare il tecnico nella gestione del parco giocatori.

Farlo oggi, con la rosa che ci troviamo, con la difficoltà a convincere giocatori di rango a trasferirsi a Torino, con il rinnovamento dei vertici ancora in corso, potrebbe rappresentare un rischio eccessivo per una società che tenterà di tirarsi fori dai guai e, possibilmente, imparare nuovamente a vincere.

Detto questo, bisogna scontrarsi con la dura realtà.

Inutile prendersela con la società se, invece di Benitez, Wenger, Capello dovrà accontentarsi di un Del Neri (o un Allegri) qualsiasi. Non ci sono i soldi, non c’è la champions, non ci sono prospettive certe. Tutte cose che appartengono a un passato glorioso. Tutte cose che farebbero muovere un tecnico quotato.

Per quale motivo un allenatore top dovrebbe aver voglia di trasferirsi a Torino? Sono loro a rifiutare la Juve, che pure li ha cercati e corteggiati a lungo. Possibilità di convincerli con la forza del denaro non ce ne sono. Voi dareste, chessò, 8 milioni a Benitez per accettare di andar via dal Liverpool e non pretendere di portarsi dietro staff tecnico e metodi di lavoro inglesi (sarebbe un rischio eccessivo imporre un metodo di lavoro alternativo in una Italia pallonara in cui il peso politico di DG e DS viaggia di pari passo ai risultati ottenuti…). Magari glieli dareste anche, ma la Juve, semplicemente, non ce li ha. Mettiamo che il progetto fallisce, quello poi vuole l’intero malloppo, come sta cercando di ottenere dal Liverpool.

La Juve non è l’Inter, grazie a Dio. Non invidio chi può vomitare miliardi di tasca propria, salvo poi ricapitalizzare all’infinito, vendere il marchio a se stessi per ripianare le perdite (se l’avesse fatto il Bologna, o un’altra piccola qualsiasi, gli avrebbero impedito di iscriversi al campionato) e attingere a piene mani dall’azienda di famiglia. La Fiat non è la Saras, che fino all’altro giorno non era neanche quotata in borsa (salvo poi quotarsi con qualche patema d’animo… staremo a vedere). Nella Fiat c’è gente in cassa integrazione, che non sopporterebbe lo sperpero di denaro (in parte già avvenuto) per operazioni alla Mourinho (apro l’ennesima parentesi: indovinate dove andrà Benitez, e dove verrà ricoperto d’oro, se Mourinho andrà al Real…).

Non ci resterà che accontentarci e incrociare le dita.

Dimenticavo. In questa mia breve riflessione non ho contemplato l’ipotesi Prandelli, giusta via di mezzo tra obiettivi medi alla Del Neri e Allegri, e allenatori di rango alla Benitez, Capello, ecc.

Prandelli verrebbe alla Juve, non pretenderebbe ingaggi faraonici, ci si potrebbe fare affidamento con maggior tranquillità. Ed è un ex juventino, il che non guasta. Purtroppo intorno alla sua candidatura gravitano dichiarazioni d’amore per i colori viola, posizioni intransigenti dei Della Valle, umori delle tifoserie, orgogli e impuntamenti vari. Se venisse alla Juve sarebbe per una serie di combinazioni fortuite. Ma la fortuna ultimamente non passa per Torino…

Facchetti: gli sciacalli della memoria

Giacinto FacchettiSciacallaggio al contrario, o di riflesso. Ecco di cosa si tratta. Mettendo un attimo da parte le esternazioni quotidiane di Gianfelice Facchetti, che in quanto figlio del compianto Giacinto gli si può perdonare la mancanza di senso della misura (sarebbe utile capire chi sono i “quattro barboni” che attaccano il ricordo del padre), ritengo vergognose e immorali le esternazioni quotidiane in difesa della memoria del celebre presidente dell’Inter, scomparso poco dopo i fatti di Calciopoli.
Tutti pronti a gridare “Giù le mani da Facchetti”. Tutti pronti a sparare raffiche di “sciacalli” al vento. Ma i veri sciacalli sono loro. Nessuno, NESSUNO, di quelli che in questi giorni stanno esaminando e commentando le intercettazioni telefoniche scovate dalla difesa di Moggi (buona parte delle quali vedono proprio Facchetti quale interlocutore di designatori vari), si è mai sognato di dire che Facchetti era un farabutto, o un poco di buono, o un disonesto, per chiamare le cose con il proprio nome.
Tutti, da Moggi all’ultimo dei tifosi Juventini, sono concordi nel dire che Facchetti era un galantuomo. E’ la premessa standard di qualsiasi discorso che abbia a che fare con i fatti di Calciopoli 2. Oltre che una verità storica è diventato quasi un luogo comune. Facchetti era un galantuomo. Siamo tutti d’accordo. Punto. Che bisogno c’è di difenderne la memoria a spada tratta o di cecchinare in continuazione qualsiasi commentatore si permetta soltanto di pronunciare il suo nome?
E’ una forma di difesa isterica, diciamolo, una coda tra le gambe che non riesce a rimanere ferma.
Un muro dietro il quale nascondersi.
E questo è vero sciacallaggio. Difendetevi con argomenti validi, non nascondendovi dietro una bara. Lasciate in pace i defunti, nessuno li accusa. Cercate di difendere, se ci riuscite, le vostre azioni e le vostre responsabilità. Il vostro definirvi paladini degli onesti.
Il Re è nudo. E vivo. Difendete quello.

Un nuovo argomento per questo blog: la Juventus

JuventusMytom.it ha subito in pochi anni diverse trasformazioni. Nato inizialmente come sito dedicato a sfondi e temi per cellulari windows mobile, è diventato successivamente un sito di news sulla telefonia, poi sulla teconologia, poi di opinioni. Fino alla trasformazione completa in blog dedicato a “tecnologia, letture, opinioni”. Dopo ogni trasformazione ho perso un certo numero di utenti, che ormai raggiungono a stento i 100 unici giornalieri (visitatori provenienti da google che, tra l’altro, solitamente finiscono nelle vecchie pagine del sito). Un disastro, se si considera che meno di due anni fa viaggiavo alla media di 800 unici al giorno.
Bene, dopo questa noiosa premessa (chissà quanti altri utenti nel frattempo avrò perso definitivamente…), vengo al nocciolo della questione: a “tecnologia, letture, opinioni” aggiungerò “Juventus”.
Ebbene si, sono anch’io, come qualche altro milione di tifosi di calcio, uno Juventino frustrato. Uno di quelli che sopportò con rassegnazione le decisioni della giustizia sportiva scaturite dai fatti di Calciopoli. Uni quelli, pochi a dire il vero, che ritennero opportuno non contestare le “motivazioni” relative alle sanzioni comminate nei confronti della Vecchia Signora.
Uno di quelli che, a seguito di tutto quello che sta emergendo in questi giorni, hanno avuto modo di ricredersi e dare, in parte, ragione agli altri. Quelli che battezzarono quello scandalo “Farsopoli”.
D’ora in avanti i post relativi alla Juventus, Calciopoli/Farsopoli e calcio in generale compariranno con sempre maggior frequenza all’interno di questo Blog.
E pazienza se perderò qualche altra decina di utenti.
Tanto peggio di così…