Ho come l’impressione che in questo libro non siano state tradotte le note a piè di pagina. Più che un saggio, si tratta di un ammasso di nomi, fatti, citazioni cinematografiche e rimandi che dovrebbero dimostrare tutto e invece non dimostrano niente.
Si fa una fatica immane a portare avanti la lettura. La tesi, che poi viene dimostrata a fatica, è che a quanto pare negli anni 50, negli Stati Uniti d’America, sono state poste le basi del futuro. Un futuro fatto di splorazione spaziale, consumismo, droghe, esperimenti su cavie umane, esplosioni atomiche, film di serie B, edilizia residenziale… tutto fa brodo. Un minestrone indigesto per dire che negli anni 50 la paranoia ha portato la maggiore potenza planetaria a compiere degli abusi.
Tutto qui? Si, tutto qui.
Rivelazioni clamorose non ce ne sono. Approfondimenti scientifici neanche. Decine invece le trame e le citazioni su paradigmatici film fantascientifici, che in teoria dovrebbero svelare chissà cosa. Forse che si aveva paura del comunismo? Sai che scoperta!
E poi: la traduzione. Chiaramente il traduttore non conosce la materia di cui scrive. Tanto per fare un esempio, il Laboratorio della Propulsione a Getto, non è altro che il JPL, o Jet Propulsion Laboratory, che tutti, nel mondo, conoscono così, con il suo bel nome inglese. Così come tutti conoscono il MIT, o Massachusset Institute of Technology, e nessuno si sognerebbe di tradurlo in Istituto della tecnologia del Massachusset (e questo per fortuna ci viene risparmiato).
L’unico modo per trarre profitto dalla lettura di questo libro consiste nel tenerlo aperto come traccia, o come indice, non alfabetico, di nomi e fatti, da approfondire su wikipedia o altra fonte di informazioni.
Non c’è altro da aggiungere.
Archivio mensile:Giugno 2010
Abbiamo trovato il nuovo Di Livio?
Lo vedo salire e scendere lungo la fascia, sia destra che sinistra, è in questo mi ricorda un certo Soldatino, giocatore umile che qualche anno fa contribuì alla costruzione di una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi.
La squadra era la Juventus dei Montero, Zidane, Del Piero, Jugovic, Torricelli, Ravanelli, Conte… e il Soldatino era quell’Angelo Di Livio, infaticabile corridore, padrone della fascia, dispensatore di cross e prezioso elemento di raccordo tra i reparti.
Simone Pepe mi ricorda Angelo Di Livio. Certo, non sono uguali, e anche la juventus di allora era diversa da quella di adesso. Di Livio era più veloce, le sue partenze da fermo erano brucianti e i suoi recuperi puntuali e precisi. Simone Pepe vince in progressione, potenza fisica e senso del gol. Ma l’impressione di possedere la forza e i polmoni per dominare la fascia è la stessa.
Di Livio non era un fuoriclasse, ma era un grande. Nei commenti dei tifosi Juventini si sente dire fino alla nausea che Simone Pepe non è un fuoriclasse, ma soltanto un buon giocatore. Se è quello visto ieri sera contro il Paraguay, Pepe è un ottimo giocatore. Non sarà un fuoriclasse, ma la Juve vinse la Champions con Torricelli milgiore in campo.
Non dimentichiamolo.
Un consiglio a Marotta: investa in SIM Svizzere
Dopo aver letto tutto quello che progressivamente sta emergendo a proposito di pedinamenti clandestini ai danni di Moggi, dossier commissionati dall’inter alla security Telecom, spionaggio nei confronti dei propri tesserati, degli arbitri, designatori e quant’altro, consiglio vivamente al nuovo DS della Juve Beppe Marotta di prendere il primo volo per la Svizzera, la Germania o l’Olanda, e comprare una vagonata di SIM straniere per telefoni cellulari. Se il budget lo consente, abbini a queste SIM qualche smartphone dove si possa installare Skype o altro software per la comunicazione crittografata.
Successivamente queste sim e questi cellulari andranno regalati a tutti gli interlocutori.
Non è vietato, non è reato, non è scorretto.
C’è gente che ha abusato dei propri mezzi per arrecare danno alla Juve e avvantaggiare la propria squadra. Era doveroso difendersi allora, e Moggi cercò di farlo (pagandone le conseguenze, insieme alla Juve), lo è a maggior ragione oggi.
Per aver spiato la Ferrari alla McLaren hanno levato un mondiale. All’Inter potrebbero levare un paio di scudetti. Ma siamo in Italia, e la FIGC non è la FIA.
Difendiamo la Juve dagli spioni (che, tra parentesi, la faranno franca anche questa volta).
Arriva l’iPhone 4: una bomba!
Tempo fa scrissi un articolo intitolato l’iPhone ti cambia la vita. Sono passati dei mesi, e lo stupore e l’entusiasmo delle prime settimane si sono progressivamente trasformati in routine. Ciononostante l’opinione iniziale è rimasta sostanzialmente la stessa: l’esperienza d’uso che l’iPhone può garantire è totalmente diversa da quella di qualsiasi altro cellulare, anche se i dispositivi basati su Android stanno lentamente colmando il divario.
Le caratteristiche salienti del nuovo dispositivo Apple sono state illustrate da tutte le fonti di informazione. Riassumo quelle che a mio avviso sono le più importanti.
Lo schermo presenta ora una risoluzione di 960 x 640 pixel, quadruplicata rispetto a quella dei “vecchi” iPhone. Considerato che le dimensioni dello schermo sono rimaste pressoché invariate (3,5″), si tratta della maggior risoluzione mai raggiunta in uno smartphone. Se luminosità e contrasto rimarranno invariati rispetto al predecessore, la vedo veramente dura per i vari concorrenti dell’iPhone. Infatti, nonostante quest’ultimo potesse contare su una risoluzione di 480 x 320 pixel, poteva garantire una qualità di visione superiore a quella della maggior parte dei concorrenti con risoluzione superiore.
Risoluzione maggiore significa miglior fruizione dei contenuti multimediali, delle pagine internet, dei games, delle Apps. Siti internet particolarmente ricchi di immagini e testo potranno ovviamente avvantaggiarsi della maggior risoluzione: siti di news, quotazioni di borsa, casino on line.
l’iPhone 4, pur mantenendo sostanzialmente l’aspetto del predecessore, vede le proprie dimensioni leggermente ridotte, soprattutto nello spessore, ora inferiore a 10 mm.
Migliorati i materiali. La plastica è stata bandita quasi del tutto, sostituita dal durissimo vetro alluminosilicato antigraffio nella parte posteriore (identico a quello della parte anteriore) e dal bordo metallico caratterizzato da una durezza cinque volte superiore a quella dell’acciaio.
Migliorata la velocità del sistema operativo, che ora può contare su un processore da 1 Ghz, da una quantità di ram raddoppiata e dalla presenza nativa del multitasking.
Al chipset GPS e all’accelerometro si affianca ora un’oscilloscopio, che dovrebbe garantire una maggiore sensibilità in tutte quelle applicazioni che si basano sul movimento de dispositivo.
Il sensore fotografico è ora da 5 mpx, corredato da flash led e con la possibilità di effettuare riprese video in qualità HD. Sono ora possibili le videochiamate.
I prezzi infine dovrebbero rimanere uguali quelli dell’iPhone 3Gs, anche se immagino che in Italia un po’ tutti gli operatori telefonici che distribuiranno l’iPhone 4, almeno inizialmente, proveranno ad approfittare dell’effetto novità. Scommettiamo?
Juventus: non aspettiamoci i fuoriclasse…
Inutili, totalmente inutili, le lamentele di molti, troppi tifosi Juventini i quali, prima ancora di bocciare le prime mosse della nuova dirigenza bianconera riguardo le strategie di mercato, dovrebbero affidarsi a un po’ di sano realismo (vedi articolo precedente).
Dimentichiamo nomi altisonanti e pezzi da novanta. E smettiamo di dire in continuazione “Non è un giocatore da Juve”. In questo momento i giocatori da Juve sono i Palombo, i Pazzini, i Bonucci (e sarebbe già grasso che cola) e qualche altro straniero di seconda fascia.
I pezzi da novanta non vanno a giocare l’Europa League, e non vanno a prendere 3,5 € di ingaggio.
Quando anche un “normale” Krasic (che sarebbe un buon sostituto di Nedved) dice che se dovesse cambiare squadra vorrà comunque giocare la Champions, mettiamoci il cuore in pace e dimentichiamo i Riberì, i Robben, Fabregas… ma anche Dzeko, Benzema.
Ed anche pretendere di arrivare a qualche giovane di belle speranze, alla Di Maria per intenderci, sarà molto, troppo difficile avendo alle porte un mondiale di calcio che farà inevitabilmente lievitare i prezzi di quelli che riusciranno a far vedere qualcosa di buono.
Sarebbe da pazzi infatti cedere ora un giovane talentuoso di 22 anni, sapendo che se dovesse comportarsi bene al mondiale (e magari far parte della compagine vincente), vedrebbe crescere a dismisura il suo valore di mercato.
Mettiamoci il cuore in pace.