Andy Weir, Artemis

Con L’Uomo di Marte/Sopravvissuto, l’allora sconosciuto Andy Weir fece il botto, trasformando un divertente romanzo di hard science fiction auto pubblicato, in un best seller assoluto tradotto in tutte le lingue, con tanto di trasposizione cinematografica a opera di (niente po’ po’ di meno che) Ridley Scott. Difficile bissare quel successo, anche perché, parafrasando una vecchia hit di Caparezza, il secondo romanzo è sempre il più difficile nella carriera di uno scrittore che sale alla ribalta con la sua opera prima. Ebbene, per quanto mi riguarda, a livello qualitativo, Weir è rimasto abbondantemente sui livelli di The Martian, anche se…
L’Uomo di Marte fu una specie di miracolo. Qualitativamente “normale”, il romanzo ha avuto un enorme successo perché divertente, scientificamente plausibile, con un protagonista simpatico e ben costruito.
Per Artemis, Weir ha usato grossomodo gli stessi ingredienti, dosandoli in quantità diverse e mettendoci il contorno.
La vicenda è ambientata sulla Luna, in quella che, nel momento in cui vine raccontata la storia, è l’unica città – Artemis, appunto – fondata dai terrestri. La città viene descritta da Weir in modo abbastanza accurato, coerentemente con quelle che potrebbero essere le tecnologie disponibili fra qualche anno.
Artemis è una città a vocazione turistica, con velleità da paradiso fiscale, e che fa gola a speculatori e mafie. Nonostante l’esiguo numero di abitanti, vi risiedono individui appartenenti a tutte le classi sociali, dai (quasi) senzatetto, fino agli oligarchi russi. Vi lavorano artigiani, commercianti, albergatori, operai, ristoratori e baristi, tecnici, prostitute, guide turistiche… Insomma, in duemila abitanti viene rappresentata tutta la fauna umana presente in una grande metropoli, con tanto di corporazioni che rappresentano i principali mestieri, e questa è forse l’unica “inesattezza” scientifica, o quantomeno carente in plausibilità, di tutto il romanzo.
La protagonista intorno alla quale ruota tutta la vicenda è Jazz Bashara, “young adult” di origine araba ma dalla caratterizzazione tipicamente yankee. Figlia di un artigiano, un musulmano praticante col quale ha un rapporto conflittuale, Jazz sopravvive grazie al suo lavoro presso il reparto spedizioni di Arthemis, e cerca di “arrotondare” contrabbandando merci dalla Terra.
Alla ricerca di un veloce arricchimento, che la tiri fuori dalla situazione di relativa indigenza nella quale si trova, Jazz viene ingaggiata da un magnate russo che nutre ambizioni egemoni sulla strategica fabbrica di alluminio, il cui sottoprodotto principale è l’ossigeno, controllata dalla mafia brasiliana.
La vicenda a quel punto prenderà la piega di una tipica crime story in salsa tecnologica.
http://www.mytom.it/recensione-artemis-andy-weir/I difetti? Non me ne vengono in mente di veramente importanti. Probabilmente il personaggio principale è fin troppo stereotipato: eroina border line, super intelligente, sexy e disinibita, ma non troppo, che indugia nel turpiloquio, nella battuta facile, e che nonostante si presti a infrangere la legge è contemporaneamente altruista e con un proprio codice etico. Roba già vista in centinaia di film made in USA, più che sui romanzi. Film che comunque ci piacciono e che continuiamo a criticare e guardare, nonostante tutto.
Insomma, non abbiamo a che fare con un capolavoro, e neanche con una novità esplosiva come per il primo romanzo. Tuttavia anche questa volta Weir ha scritto un’opera godibile, per nulla impegnativa, scorrevole e scientificamente interessante. Peccato che nella traduzione italiana alcuni svarioni eclatanti facciano storcere il naso, tipo silicon tradotto più volte in silicone, anziché in silicio. Ve l’immaginate la luna ricoperta di silicone?

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